sabato 6 dicembre 2014

Una domenica da museo

 Una domenica da museo


La domenica non solo i lavoratori dei centri commerciali sono costretti a folli turni e quasi immutati compensi (come abbiamo visto nel precedente articolo) ma tanti altri lamentano lo stesso disagio. Vediamo per esempio chi lavora nella ristorazione: baristi/e, camerieri/e, cuochi e tutti quanti ci possano aiutare ad aver la pancia piena ed un boccale di birra fresca in mano. Anche loro lavorano e si lamentano. Certo, si lamentano "di meno" perché quando hanno iniziato a fare questo genere di lavoro già avevano messo in conto di salutare con la manina le serate del sabato sera e di portar da bere a chi le domeniche va al bar per vedere la partita. Magari il calcio nemmeno gli piace ma devono farlo, è il loro lavoro. Parliamo poi degli operatori museali, di chi apre e chiude le gallerie che tanto ci piace visitare ogni prima domenica del mese quando sono (molte) gratuite. Di chi è costretto a stare in guardiania per ore ed ore, spesso sottopagato (e pure in nero) senza la possibilità nemmeno di andare in bagno perché da solo a lavorare, di domenica, per darci la possibilità di visitare un museo. Qui è lo stato che pretende lavoratori domenicali. E gli edicolanti che lavorano la domenica mattina? Gli autisti di bus, treni e aerei? Gli agricoltori con i loro braccianti? Panettieri e pasticcieri? Una grande folla di persone lavora la domenica per offrirci servizi spesso a nostra insaputa e senza il giusto riconoscimento o compenso.

Scopro molteplici associazioni cristiano cattoliche legati a Famiglia Cristiana e altri movimenti religiosi ma non voglio toccare quell'argomento perché sinceramente non è tra i motivi per cui scrivo questo articolo. Scrivo perché sento di continuo bisbigliate richieste di fuga, vedo sguardi persi a sognare altri mondi, persone stanche di dare sapendo che non riceveranno. Capire cosa ci sta dietro non è sempre facile ma tutti conosciamo il valore del tempo libero, che possiamo utilizzare dormendo o facendo qualsivoglia attività: è nostro da spendere, liberamente. Sempre più persone vedono questa libertà negata. Con questo non dico che bisognerebbe vietare il lavoro la domenica, il divieto al lavoro è assurdo come il suo obbligo, ma proviamo a metterci nei panni di chi lavora per necessità. Qui possiamo già colorare una fetta della torta con la sfumatura di chi ha due o tre lavori e che lavora anche nei weekend per pagare le bollette di casa o l'assicurazione della macchina. Un'altra buona metà della torta la coloriamo con chi ha un'attività propria e già aveva il cuore in pace quando immaginava di lavorare sette giorni su sette, anche stavolta spesso per necessità. Chi rimane ancora e perché si lamentano così tanto? Resta una "nicchia" di lavoratori dipendenti che si sono ritrovati praticamente obbligati a lavorare senza alcuna tutela o maggiorazione di stipendio, i quali rimangono a muffire in negozi stracolmi di zombies monosillabici che ondeggiano al ritmo dei motivetti pubblicitari in stereo diffusione.

Gran poco cambierà quindi, in tanti continueranno a lavorare la domenica, chi per necessità, chi per contratto e chi per "obbligo", ma più ci ritroveremo a pensare una vita migliore per tutti (non solo per noi) più capiremo l'importanza del tempo libero, quello che se sprechiamo possiamo rimproverare solo noi stessi. Potremo passare la domenica con le persone che ci vogliono bene chiacchierando, mangiando, facendo una passeggiata o guardando un film...oppure potremo star soli, a leggere un libro e giocare a videogames. Il tempo è nostro da usare, facciamo in modo che anche altri abbiano la nostra stessa possibilità di scelta.

Il gornalista in bicicletta,

Charlie Capotorto.

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